Per fare qualcosa di originalissimo racconto come e perché ho iniziato ad andare in barca, cosa che non ha fatto mai nessuno. 

Io a dir la verità fin da quando ero bambino pensavo “oh, secondo me andare in barca a vela deve essere una gran figata” solo che per una serie di motivi (età prima, soldi poi, distrazioni varie alla fine) ciò non successe mai fino a un Settembre in cui mi ritrovai con una settimana di ferie da sfruttare.

Nella totale ignoranza velica vado a Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, e prenoto un corso di deriva. Il giorno in cui inizia il corso c’è un bel cielo grigio plumbeo, una pioggia fredda para perché del sole manco l’alone.

Mi presento al circolo puntuale e l’istruttore appena entro, mi fa: “ma che sei venuto?” 

“eh sì, avevamo appuntamento per stamattina”

“ma piove”

“sì ho visto, ma tanto se dobbiamo andare sull’acqua ci bagnamo, quindi se piove che ci importa?”

Invece di mandarmi a spigolare, il bravo istruttore si arma di santa pazienza. Su una lavagna disegna andature e venti e con una sedia a cui lega una scopa mettiamo in scena delle specie di virate e abbattute.

Poi si esce. Ci mettiamo le belle cerate e armiamo la barca, un 420. Entriamo in acqua e montiamo su ognuno al suo posto, io prodiere e lui timoniere. C’è una brezza leggera leggera, pioggerella fissa sotto il cielo sempre grigio paro e lago dello stesso colore. 

Ci allontaniamo dalla riva e la magia la ricordo come fosse ieri, anche se era il 1993. In un silenzio totale sento solo il frusciare dell’acqua sullo scafo che presa la poca aria che c’è si muove leggero. Vedo una piccola onda che si forma sulla prua e la scia che lasciamo dietro. È la magia vera. È staccarsi da tutto e volare via su un altro mondo che solo chi ci è stato può capire di che sto parlando. 

E non ho potuto fare a meno di pensare: “oh, avevo ragione, è una gran figata!”

 

Il racconto di Paolo


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