LA PATENTE NAUTICA E’ IL PRIMO PASSO PER COMANDARE UN’IMBARCAZIONE, POI E’ NECESSARIA TANTA ESPERIENZA DI NAVIGAZIONE PER ACQUISIRE SICUREZZA SENZA TRALASCIARE L’IMPORTANZA DI ANCORAGGI E ORMEGGI.

GLI ORMEGGI

Gli ormeggi sono fondamentalmente di tre tipi:

  • all’inglese,
  • di prua o di punta,
  • di poppa.

Ormeggio all’inglese, o di fianco, è il più comodo. La barca si accosta con i parabordi alla banchina e viene immobilizzata con cime a prua e a poppa, denominate cavi alla lunga, traversini e cavi longitudinali detti spring. L’avvicinamento e il disormeggio sono generalmente agevoli. Per l’equipaggio è facile vivere a bordo ma può presentare  due grossi problemi. Il primo è l’ampio spazio occupato dall’imbarcazione con una conseguente difficoltà nella disponibilità di posti, il secondo è la rigidità  dell’ormeggio (basta un po’ di risacca o vento che spinge la barca in banchina che la sosta diventa impossibile).

Ormeggio di prua, detto anche alla francese, è molto facile da effettuarsi, ma generalmente più scomodo nella manovra di uscita. L’equipaggio gode di una grande privacy grazie alla copertura della tuga, ma la salita e la discesa dalla prua non sono agevoli. La caratteristica principale di questo tipo di manovra è la poca praticità nell’uso dell’ancora, quindi impraticabile con imbarcazione di media e grossa dimensione, in quanto il salpancora è a prora.

Ormeggio di poppa in Italia è il più usato. L’unità deve avvicinarsi a marcia indietro, manovra che in alcuni casi risulta leggermente più complicata. È molto praticato per la facilità con cui si può preparare l’ancora e per l’estrema comodità con cui può salire e scendere l’equipaggio. L’unico rischio si corre nell’avvicinamento a banchine sconosciute, perché in caso di bassifondi c’è il pericolo di danneggiare eliche e timone.

ANCORA E ANCORAGGI

Componenti dell’ancora: fuso (corpo centrale) al quale vengono collegate le marre tramite il diamante ,  la cicala, un robusto anello che serve a fissare la catena nella parte superiore. Per assicurare che almeno una marra morda il fondo, viene messa perpendicolare al fuso, un ceppo di dimensioni variabili a seconda della tipologia dell’ancora.

Ancore a marre mobili sono la Danforth, la Hall e la CQR la quale assomiglia ad un vomere. Hanno la caratteristica comune di avere un’ottima tenuta su fondali sabbiosi e a fango compatto, con il vantaggio non trascurabile di essere facilmente stivabili a bordo.

Ancore a marre fisse più utilizzate nel diporto sono l’Ammiragliato, e la Bruce e il Grappino. Ultimamente ha preso piede sulle unità da diporto la Delta.

Scelta del calumo. Una regola non scritta prevede che l’ancora debba pesare circa un chilo, o un chilo e mezzo per ogni metro lineare dell’unità, ma ancor più importante del peso dell’ancora è la lunghezza della catena. Infatti, uno dei componenti fondamentali per garantire la tenuta dell’ancora è la lunghezza del calumo di catena, che varia normalmente dalle 3 alle 5 volte la profondità del posto in cui stiamo ancorando e che deve aumentare con il peggioramento delle condizioni del tempo. Nella scelta della dimensione di un’ancora e della lunghezza della catena dobbiamo trovare il giusto compromesso tra affidabilità e peso trasportabile.

Ormeggi nei porti, Quando l’ormeggio in porto richiede l’uso dell’ancora, il comandante deve effettuare delle valutazioni a volte non semplici. La prima è la stima del vento, per poter dar fondo una adeguata lunghezza di catena e deve cercare di trovare il giusto sopravvento, senza infastidire l’ancoraggio delle imbarcazioni vicine. La seconda è la qualità del fondale, in quanto a volte si accumula sul fondo del fango che non è buon tenitore. Terzo e non ultimo problema, nei porti è facile incagliare l’ancora su catenarie o su ancore dei vicini, quindi spesso è consigliabile l’uso di un grippiale, cima fissata al diamante che aiuta a spedare l’ancora se si dovesse incastrare (in gergo marinaro “incattivire”) a qualcosa. Nel caso si alzi un forte vento di traversia, è consigliabile afforcare una seconda ancora, cioè preparare l’ancora di rispetto con una sua catena indipendente per aiutare l’ancora principale.

Ormeggio in rada. Quando la scelta dell’ormeggio ricade su una rada, cioè un golfo protetto dal vento, si può procedere in diverse maniere. Il più semplice è l’ancoraggio alla ruota, cioè si sceglie una zona sufficientemente libera e si da fondo all’ancora di prua. In questa maniera l’imbarcazione è fissata al fondo ma libera di muoversi in base alla rotazione del vento. Condizione fondamentale è che anche le altre unità si trovino nella stessa condizione per non rischiare collisioni. Quando il vento rinforza, e abbiamo il sospetto che l’ancora possa arare, c’è la possibilità di rinforzare l’ancoraggio con una seconda ancora. Quando questa manovra viene effettuata con una seconda linea di catena indipendente dalla prima, le ancore si definiscono afforcate, mentre se la seconda ancora viene armata sulla linea di catena della principale le ancore si definiscono appennellate. Quando nel periodo estivo c’è affollamento, un’ottima possibilità di ancoraggio in rada è costituito dall’aiuto di una cima a terra. Condizioni fondamentali per l’ormeggio in rada con la cima, sono il vento rigorosamente da terra e un fondale che permetta l’avvicinamento dell’unità alla costa.

Appena ancorati. E’ buona norma, appena ancorati, controllare che catena e ancora lavorino a regola d’arte e che l’ancora non ari. I controlli più semplici sono tramite la lettura dello scandaglio, per verificare che non ci sia un aumento della profondità, e tramite l’allineamento con punti cospicui e imbarcazioni vicine. Sarà cura del comandante prestare l’adeguata attenzione in base alle condizioni meteo marine e in base alla durata della sosta.

 

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